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COME SI MUOVONO GLI ANIMALI di Niccolò Ammaniti

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    miguelsonsempermi
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    00 09/05/2010 18:54
    (Racconto breve)
    Lorenzo Calvelli ha sedici anni e molti problemi:a scuola lo prendono in giro,la ragazza che ama non sa nemmeno che esiste e sua madre non gli lascia scampo.Finchè ad aiutarlo non arriva una piccola e inquietante..
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    miguelsonsempermi
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    00 09/05/2010 18:56
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    Come se una mano l’avesse scossa nel sonno,Amalia Calvelli si svegliò con un tale sobbalzo che per poco non cadde giù dal letto.Ansimando cercò di farsi indietro,ma si scontrò contro la massa inerme di tre bassotti attorcigliati come boa al centro del letto.
    “Che ore sono?”,si domandò sollevando un lembo della mascherina da un occhio.
    La stanza era immersa nelle tenebre,a parte un disco luminoso dipinto dall’abat-jour sulla testa di suo marito accucciato all’altro capo del letto.
    “Brutto sogno?” Le domandò Paolo Calvelli senza voltarsi.
    “Non lo so..”
    Le lancette fosforescenti della sveglia segnavano le quattro meno venti.
    Paolo, come al solito, non dormiva.
    L’idea che mentre lei giaceva incosciente,accanto ci fosse qualcuno che continuava a far girare ossessivamente gli ingranaggi del cervello la irritava.
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    00 09/05/2010 18:57
    Circa tre settimane prima Amalia aveva trovato nel cestino della carta tre confezioni di Serenase piene.
    Le aveva mostrate a suo marito. “E queste?”
    Lui aveva sollevato appena lo sguardo dal libro,l’aveva osservata come se la vedesse per la prima volta e aveva risposto con un tono sereno. “E queste cosa?”.
    “Erano nel cestino.Le hai buttate?”
    “Si.Non voglio più prenderle”.
    “Ma il medico ha detto che devi prenderle…”
    “Lo so,ma ho deciso di non starlo a sentire”.
    Amalia si era seduta s divano. “Paolo,per favore,mi spieghi perché?”
    “Non mi va di dormire in quel modo”.
    “Ma se non li prendi,non dormi e poi stai male.Lo sai”. Stava usando lo stesso tono di voce che usava con suo figlio Lorenzo,anni sedici.
    Paolo aveva riabbassato gli occhi sul libro.”Vorrà dire che il mio corpo non ne ha bisogno”.
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    00 09/05/2010 18:59
    Per un istante la mente di Amalia era stata attraversata dall’idea di strappargli dalle mani quel cazzo di libro e di schiantarlo contro la finestra.Forse avrebbe perso quel tono assoluto,che non lasciava spazio a dubbi,repliche.
    “Tutti hanno bisogno di dormire.E’ un bisogno universale.Pure i pesci,le lumache,cazzo.Tutti dormono.Anche tu devi dormire”.
    “Non essere volgare,per favore.Quante volte te l’ho detto”.Lui aveva chiuso il libro,si era alzato,lo aveva infilato nella libreria.”Tu dormi tutto il giorno,io no.
    Amalia,punta,era scattata in piedi.”Cosa vuoi dire?”
    “Niente. Constato”. E se nera uscito dal salotto.
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    00 09/05/2010 19:02
    In effetti,dopo una certa ora,Amalia si sentiva come uno Scottex stropicciato. E se non faceva un pisolino pomeridiano era la fine. Un sonno pesante,ottuso,appiccicoso come una ragnatela,le piombava addosso la calar delle tenebre. Certe volte si sentiva tanto stanca che non ce la faceva nemmeno a cenare, anche nei giorni in cui non faceva praticamente niente.
    Quando Paolo la sera non c’era,per Amalia era una festa. Si faceva apparecchiare in cucina,poi si sdraiava con i cani sul divano e si addormentava davanti alla televisione.
    Uscire era uno sforzo disumano. Alle feste poi si aggirava tra la gente come uno zombie. Al ristorante doveva obbligarsi a mangiare e a seguire la conversazione. Il cinema,una tortura. Lottava contro le palpebre che le pesavano come il piombo. Resisteva in silenzio,sognando il momento in cui sarebbe rientrata a casa e si sarebbe tolta i collant e i tacchi e si sarebbe struccata,infilata sotto le coperte con la mascherina sugli occhi e finalmente sola,perso nel nero e nel silenzio,sarebbe morta.
    Era come se il sonno che Paolo aveva perso se lo fosse preso lei.

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    00 09/05/2010 19:04
    2
    Anche Lorenzo Calvelli,sedici anni,nella sua stanza al piano di sotto,non dormiva.
    Se ne stava con le mani intrecciate dietro la testa e guardava fisso il soffitto.
    Fuori la pioggia picchiettava gentilmente contro le finestre.
    Nella stanza non c’era nessun rumore se non quello che usciva da lui. Il rantolo che faceva la sua gola succhiando un rivolo d’aria.
    Una lampada di plastica a forma di cavalletta,attaccata al muro,lo illuminava di verde.
    A sedici anni,Lorenzo era un ragazzo smilzo e allungato come gli alieni di incontri ravvicinati. Il collo,le braccia,le gambe e le mani erano lunghe e sottili. Polsi stretti e dita scheletriche.
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    00 09/05/2010 19:05
    La pelle bianca,costellata di lentiggini sulle spalle e sul petto. Sulla testa gli cresceva un cespo di capelli neri e scompigliati. Aveva gli occhi e i lineamenti del viso delicati,quasi femminili non erano stati modellati dalla pubertà.
    “Quanto manca ancora?”
    Si domandò per la centesima volta guardando l’orologio subacqueo che aveva intorno al polso,
    “Due ore esatte”,si rispose.
    Tra due ore sua madre sarebbe entrata nella sua stanza,con una tazza di te e i biscotti e lo avrebbe portato all’appuntamento a piazza Cola di Rienzo con Alessia e gli altri.
    Una nause molliccia gli risalì su per l’esofago,come se avesse inghiottito una polpetta marcia.
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    00 09/05/2010 19:07
    3
    Devo ricordami di controllare se ho messo le medicine e i calzini nella valigia di Lorenzo.
    Amalia Calvelli,stesa nel suo letto,non aveva ancora capito se era felice che suo figlio partisse per la settimana bianca.
    Lorenzo ora stava meglio,ma forse non era ancora arrivato il momento di lasciarlo per tutto quel tempo.
    Solo.
    A casa di gente che non conosceva.
    E se poi stava male?Se comincia a n on trovarsi con gli altri ragazzi?

    [Modificato da (SissiM) 09/05/2010 19:25]
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    00 09/05/2010 19:09
    Si rispose da sola.
    Ma sei pazza…Andrà benissimo.
    Tornerà con un sacco di amici.
    Amalia aveva un mucchio di dubbi e speranze su quella settimana bianca.
    Al contrario di lei,suo marito,quando aveva saputo che Lorenzo era stato invitato a sciare era uscito dal mutismo e aveva commentato che gli sembrava un ‘ottima cosa. “Prende un po’ d’aria ed esce fuori da quella stanza”.
    Per lui è tutto così semplice.
    Un mese prima,Lorenzo era tornato da scuola e le aveva detto senza un filo di emozione che Alessia Fersetti,una compagna di classe,lo aveva invitato a Cortina. Poi si era seduto al tavolo della cucina,aveva aperto il cassetto delle posate e ci aveva infilato lo sguardo e aveva chiesto:”Ci posso andare Mamma?”.
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    00 09/05/2010 19:28
    Amalia aveva fatto uno sforzo mostruoso per non scoppiargli a piangere in faccia.Aveva cercato una sedia e con la voce tremolante aveva detto:”Certo,amore,che ci puoi andare”.
    Poi si era chiusa in bagno,si era seduta sulla vasca,si era posata una malo sulla gola e aveva cominciato a singhiozzare in silenzio.
    Quindi mio figlio è un ragazzino normale come tutti gli altri.Che va in vacanza con gli amici. Che le ragazze invitano perché è simpatico.
    Ma mentre si lavava la faccia per liberarsi dalle lacrime si era resa conto di aver fatto una stronzata.
    Come diavolo le era venuto in mente di dirgli si senza parlarne prima a Masburger?
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    00 09/05/2010 19:29
    Lo aveva chiamato sul cellulare (cosa che non bisognava fare mai,a meno di gravi urgenze) e gli aveva raccontato la novità
    “Ho fatto bene professore?”.
    E lo psichiatra gli aveva risposto con quel tono tranquillo e posato che levava ogni ansia:”Certo signora.Gli farà bene, vedrà.Sarà un po’ angosciato in questi giorni.Ma è normale. Lei però deve stare calmo,me lo deve promettere….Non deve fargli sentire che è preoccupata,capito?”.
    “Ma se poi stà male?Se vuole tornare?”.
    “Andrà bene,signora.E’ la prima volta che Lorenzo fa un viaggio tutto da solo,con dei ragazzi della sua età.Ma si rende conto che passo avanti abbiamo fatto?Se lo sarebbe mai aspettata una cosa così un anno fa?”.
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    00 09/05/2010 19:35
    Circa un anno prima,Amalia era stata introdotta da una segretaria grassoccia nello studio del professor Mario Masburger.
    Una stanza con il soffitto basso e che puzzava di umido. Alle pareti color nocciola delle orribili litografie.Poltrone in finta pelle.Una libreria Ikea piena di testi scientifici.Una scrivania con il piano di vetro. E in un angolo un lettino trapuntato con tessuto di broccato liso e stinto.
    Chissà cosa si aspettava?Uno studio come quello di Freud a Vienna,tutto tappeti e antiche sculture egizie?
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    00 09/05/2010 19:37
    Forse solo un pò più di gusto,di sensibilità estetica,dal più grande psichiatra d’Italia. Amalia prima di decidere di mandare Lorenzo da Masburger si era letto il suo saggio I figli dell’inquietudine.
    Quel libro era stato per tre anni ai vertici delle classifiche e nelle note di copertina si affermava che Masburger aveva aiutato migliaia di genitori in difficoltà con figli difficili.
    Mario Masburger era affondato in una poltrona e parlava al cellulare mugugnando annoiato dei si e dei no.Aveva fatto un cenno ad Amalia e le aveva indicato una poltrona..
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    00 09/05/2010 19:39
    Masburger doveva avere,secondo la biografia in quarta di copertina,una quarantina d’anni,ma ne dimostrava,a essere buoni,dieci di più. Sul cranio ovoidale gli era rimasta appiccicato una lanugine.Due occhietti scuri da inquisitore.
    Mentre il professore parlava al telefono ispezionava accuratamente le lunghe gambe di Amalia.
    Amalia si era lisciata la gonna e aveva poggiato le mani in grembo e quando Masburger aveva chiuso quella telefonata interminabile era sbottata:”Allora,professore? Come ha trovato mio figlio? Mi dica….”.
    [Modificato da miguelsonsempermi 09/05/2010 19:41]
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    00 09/05/2010 19:44
    Marsburger si era preso tutto il tempo per risponderle. Aveva buttato la testa sullo schienale della poltrona e aveva preso a massaggiarsi l abarba.
    Irritante.
    Parla.Perché non parli?
    Le veniva da vomitare. “Allora professore?”.
    Il dottore aveva preso un grande respiro e poi guardandola negli occhi aveva detto:”Suo figlio ha un disturbo della personalità”.
    Eccola qua la verità.
    Senza mezzi termini.
    Quell’ometto mostruoso era riuscito a dirle la verità.
    Finalmente .
    Almeno ora lo sapeva.
    Era orribile,faceva male,ma almeno era stato chiaro.
    Suo figlio era malato. Pazzo.Punto e basta. E finalmente il vento si sarebbe portato viA tutte quelle parole come timido,introverso,senza personalità.
    [Modificato da miguelsonsempermi 09/05/2010 19:46]
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    00 09/05/2010 19:47
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    Quando due mesi prima,Lorenzo Calvelli uscendo dalla scuola avava visto Alessia Fersetti chge si baciava con il Sumero aveva sentito un dolore alla caviglia.
    Come se un serpente a sonagli lo avesse morso.
    Gli era uscito una specie di lamento gutturale,aveva gettato inorridito un’occhiata a terra per sincerarsi che non ci fosse un serpente sulle scale della scuola e un'altra,più furtiva,a quei due che pomiciavano sullo scooter.
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    00 09/05/2010 19:52
    Il corpicino di Lorenzo si era come accartocciato,le ginocchia si erano piegate senza più forza,si era tolto lo zaino dalle spalle e poi era riuscito a fare un passo,incredibile,nonostante il veleno che gli circolava nelle arterie e gli infettava il cuore,un altro,un altro ancora e via,di corsa,a perdifiato,fino a casa.
    Era rimasto chiuso nella sua stanza tre giorni.Aveva detto a sua madre che aveva l’influenza,e per magia gli era venuta pure la febbre,37 e mezzo.
    Non tanto,ma quanto bastava per rimanersene a casa.
    Prima o poi doveva succedere che quei due si baciassero.
    Era scritto.
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    00 09/05/2010 19:53
    Se eri femmina e il Sumero ti puntava non c’era niente da fare.
    Lorenzo aveva studiato con attenzione la tecnica del Sumero.
    L’aveva battezzato la “tattica dello Gnu malato”.
    Il predatore si avvicina al branco delle femmine,di solito a ricreazione o all’uscita di scuola e,mentre le fa sghignazzare con le sue battute scene e tutte gli dicono che è un cretino,lui ne isola una,la più debole e ci parla fitto fitto,la fa stare bene,le dice che gli piace e poi se la scopa e la mola.
    Lorenzo si era accorto da un bel pezzo che il Sumero aveva puntato Alessia. Se n’era accorto prima di lei,avrebbe voluto avvertirla,spiegargli che la stava fregando,ma chi era lui per poterle dire una cosa del genere?
    E allora aveva sperato che la tecnica dello gnu malato non funzionasse con Alessia. Alessia era una ragazza sveglia e non sarebbe caduta nella trappola del Sumero.
    E invece no,era una cretina come tutte le altre.
    No,non era vero,Alessia Fersetti era una ragazza meravigliosa.
    [Modificato da miguelsonsempermi 09/05/2010 19:54]
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    00 09/05/2010 19:57
    Non era facile spiegare perché era una ragazza meravigliosa,come non è facile spiegare perché le stelle sono meravigliose. Il sorriso? Boh. Il modo in cui camminava e parlava? Forse. Come chiudeva gli occhi quando rideva? Il modo in cui si vestiva? Tutte queste cose.
    Lorenzo sapeva ogni cosa di lei.
    Sapeva,per esempio,che le piacevano i jeans verdi e gli stivali e i golf a righe. Sapeva che il suo gusto di gelato preferito era la castagna. Sapeva che andava in bicicletta che andava in bicicletta col padre la domenica. Sapeva che non sopportava il caldo. Sapeva che la sua stanza era l’ultima al terzo piano di via San Valentino 23.Sapeva che la sera stava ore al telefono con la fronte poggiasta sulla finestra.
    Sapeva tutte queste cose perché come un detective la spiava dal suo banco o la seguiva da lontano.
    La conosceva da dodici anni esatti.
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    miguelsonsempermi
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    00 09/05/2010 20:36
    Avevano fatto asilo,elementari,medie e liceo insieme.
    E in dodici anni ci aveva parlato in tutto quattro volte.
    La prima volta,alle elementari,quando lei gli aveva domandato un pezzo di pizza. La seconda alle medie,quando le era caduta la penna stilografica in autobus e gli aveva chiesto di raccoglierla. La terza,quando gli aveva chiesto i soldi per comperare un quaderno. E la quarta volta,quest’anno,quando gli aveva domandato se poteva passare un bigliettino a Giovanna Colangeli.
    Tutte le quattro volte Lorenzo aveva risposto sì.Si e basta.
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