00 12/05/2010 20:48
Mi fermo nel momento in cui l'uomo mi blocca parandomisi di fronte. Scuote la testa in segno di diniego. Lo guardo, vorrei parlare, ma mi fa cenno di scattare. Mi chino sulla borsa senza staccare gli occhi dalla bambina e dall'avvoltoio che ora batte forte le ali e gira in tondo. Posa-click-scatto. Miriadi di mosche le si posano sulla bocca, sugli occhi semi aperti, sulle orecchie e tra le bambine scheletriche. Un odore di pipì pervade l'aria. E lei è sola, mentre dovrebbe stare con la sua mamma ed il suo papà. Un bambino non può morire così.. UN BAMBINO NON DEVE MORIRE! Oddio, non deve! Mi alzo in piedi e mi avvicino:
-Ehi? Ciao!
Ma lei non alza la testa e continua a muoversi presa da improvvisi spasmi. Mi avvicino, ma il negro mi ferma deciso e mi dice la solita parola che odio:
-Morti!
-Viva! – rispondo con uno scatto d'ira.
-Morti.
-Viva!
-Malattia. Poi morti. – mi fa eco lui.
Lo scanso, devo portarla via, via con me: la porterò da un medico, magari a Johannesbourg. E poi vivrà con me e diventerà grande e studierà e si fidanzerà e si sposerà e sarà mamma e dimenticherà. Diooooooooooooooooooo.