AP: In questa tela, un pò più piccola rispetto alle altre, ci sono molti simboli: il teschio, il tavolo, il portacenere, la chitarra elettrica, una natura morta dove un topo ha tutta l aria di essere vivo. Non c’è una figura umana ma se ne sente la presenza, da qualche parte oltre il quadro. É possibile?
NV: Assolutamente, il punto è che questa è forse una delle due o tre nature morte che ho dipinto nell'arco di quasi 35 anni, e sono contento che tu mi dica che comunque si avverte la presenza di una figura fuori dal dipinto, perchè è esattamente quello che volevo fare sentire.
AP: Nelle tue opere è spesso presente il tema della morte provocata da una violenza drammatica, i protagonisti vengono uccisi brutalmente o fatalmente tra la solitudine di paesaggi complici e vuoti. Come mai l’insistenza sulla tragedia?
NV: É la cosa più vicina alla realtà che posso immaginare: il paradosso della nostra individualità che si scontra contro l'ineffabilità del nostro destino, che poi è il vero centro della cultura occidentale da cui si sono generati tutti i cascami filosofici e religiosi che hanno cercato invano di offuscarla.
AP: Nei tuoi quadri trovo riferimenti a fumetti, cinema, graffitismo, cultura suburbana, pubblicità, icone giovanili, cowboys, musica heavy metal, ma anche al Rinascimento, nature morte del Seicento, mitologia, erotismo esasperato. Come filtri tali riferimenti del passato e del presente?
NV: Il fatto che sembrino riferimenti contrastanti è perchè viviamo una realtà culturale fondamentalmente iconoclasta che tiene fuori dai musei certe figure della nostra mitologia nell'ambito della cultura "bassa". Sembra ci sia il terrore che queste diventino ciò che dovrebbero essere (quadri o sculture), credo infatti che il 90% di quello che viene mostrato nei musei di arte contemporanea sia frutto di una strategia che mira a evitare qualcosa piuttosto che affermare, basterebbe leggere Koerner o Besancon per farsene un'idea più chiara.
AP: Tu, io e molti altri artisti abbiamo lo studio a Bushwick. La zona sta crescendo ma la settimana scorsa due ragazzi sono stati aggrediti proprio qui vicino, uno dei due è morto in seguito alle ferite causate da una mazza di metallo, pura violenza. Hai mai avuto la sensazione di sentirti in pericolo in questo quartiere da quando hai lo studio qui?
NV: Sì, qualche volta, in una città come questa è lo scotto che dobbiamo pagare per avere degli studi a basso prezzo, altro che Berlino...ma meglio vivere questi rischi piuttosto che addormentarsi in una città vetrina e senza sostanza.
AP: Caro Nicola, ti ringrazio molto per avermi invitata nel tuo studio, complimenti per la Biennale di Venezia e buon lavoro. Andiamo a prendere un caffè al piccolo bar di Wyckoff Street?
NV: Certo, uno dei pochi avamposti della civiltà in questo deserto di fabbriche e strade vuote...
Amalia Piccinini è una giovane artista italiana che vive a New York.
Chiunque voglia scriverle per chiedere consigli e suggerimenti puo' farlo
a questo indirizzo: amaliapiccinini.ny@gmail.com