Eravamo, José Manuel Mendes e io, a lamentarci delle incurabili debolezze della patria, con questa nostra abitudine di essere, l’uno per l’altro, una sorta di muro del pianto, non di Gerusalemme, ma del Bairro do Arco do Cego, quando, dopo aver gironzolato tra lo spettro e gli spettri della politica nazionale e aver concluso con adeguati commenti sulle corna (ce ne scampi) di Manuel Pinto, un pesante silenzio è sceso su di noi. Ho pensato, ancora, di ricordare che lo Zeus di Michelangelo, che si trova a Roma, possiede anche lui le corna, ma ho poi pensato che sarebbe stato come mischiare il sacro col profano e ho taciuto. Credo che per disperazione, solo per rompere il molesto silenzio che sembrava volerci annichilire, José Manuel Mendes abbia fatto un’osservazione, più casuale che realmente interessata, sull’uso generalizzato delle espressioni centro-destra e centro-sinistra e sulla difficoltà di trovare reali differenze tra i partiti, gruppi e persone che così si definiscono. È stato in quel momento che mi è venuta la battuta del giorno, che in realtà era già in ritardo. Ho detto: “Mio caro Zé Manuel, la politica è come la riga nei capelli, alcune volte al centro, altre a lato. La riga di poco a lato a quella del centro evidenzia problemi di vista in chi l’ha tracciata. La vita politica della nostra cara terra è tutta così: righe nei capelli e miopie, miopie e righe nei capelli.” Abbiamo riso e cambiato argomento. È stato un buon pomeriggio di conversazione.