00 26/08/2011 12:17
La Global Hunger Alliance.
Lo dice il nome, alleanza globale contro la fame, è una coalizione internazionale non-profit che promuove soluzioni ecologiche ed equo-solidali per risolvere il problema della fame nel mondo. Al suo appello (lo trovate su www.ebasta.org oppure su www.progettogaia.org) hanno aderito movimenti da 30 Paesi del Nord e del Sud del mondo. Dall'Italia, vegetariani, ambientalisti e difensori degli animali si associano con la campagna "Contro la fame un'altra alimentazione è possibile" (www.novivisezione.org). Tutti in marcia per chiedere all'Unione Europea di disincentivare gli allevamenti intensivi e mangiare meno carne e alla FAO di scoraggiare il trasferimento della zootecnia intensiva nei Paesi in via di sviluppo.

Ma eccoli questi dati che fanno, perlomeno, pensare.

Ogni volta che addentiamo un hamburger si perdono venti o trenta specie vegetali, una dozzina di specie di uccelli, mammiferi e rettili. Dal 1960 a oggi, oltre un quarto delle foreste del Centro-America è stato abbattuto per far posto a pascoli; in Costa Rica i latifondisti hanno abbattuto l'80% della foresta tropicale e in Brasile c'è voluto l'omicidio di Chico Mendes, il raccoglitore di gomma assassinato dagli allevatori per una disputa sull'uso della foresta pluviale, per accorgersi dell'esistenza di una "bovino connection". In Amazzonia la foresta pluviale è stata fagocitata da 15 milioni di ettari di pascolo. Eppure è in questo habitat che dimora il 50% di specie viventi e da qui deriva un quarto di tutti i farmaci che usiamo. Dove prima c'erano migliaia di varietà viventi ora ci sono solo mandrie. "Vacche ovunque", scrive Jeremy Rifkin nel suo Ecocidio, Ascesa e caduta della cultura della carne (Mondadori): "più di un miliardo di vacche che pascolano nei cinque continenti". E deforestazione per creare pascoli significa desertificazione. Dopo tre, al massimo cinque anni, il suolo calpestato e divorato da milioni di bovini (ogni capo libero ingurgita 400 chili di vegetazione al mese!) ed esposto a sole, piogge e vento, diventa sterile e i ruminanti si devono spostare dissacrando altri ettari di foresta. Ci vorranno da 200 a mille anni perché quel terreno ritorni fertile. Ma non basta: un quarto delle terre emerse vengono usate per nutrire il bestiame.