di Diego Novelli
Non molte settimane fa dalla bocca del presidente del Consiglio sfuggì una bestemmia, che sollevò molto imbarazzo in Vaticano.
Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, fu costretto ad inventarsi una scusa per evitare il giorno dopo un incontro già fissato con Silvio Berlusconi.
Ufficialmente, però, dai sacri Palazzi non trapelò una sola parola.
Finsero tutti di non aver udito, tranne monsignor Salvatore Fisichella, il quale con il savoir faire che lo contraddistingue, dichiarò che si doveva, prima di formulare giudizi critici «considerare il contesto» nel quale la parola sacrilega era stata pronunciata.
È di questi giorni l’ennesima barzelletta che il Cavaliere ha ritenuto raccontare per accrescere la sua popolarità al termine di un’affollata riunione di parlamentari, sindaci ed amministratori della Campania.
Questa volta il Grande Puttaniere d’Italia ha superato ogni limite, sfoderando la vecchia storia di un contadino che voleva fare brevettare una mela .
All’impiegato che gli faceva rilevare, che il frutto sapeva di «culo», il contadino invitava l’addetto dell’ufficio brevetti a girare la mela, da lato opposto che profumava di «fica».
Stupefacente la reazione entusiasta degli astanti, con una sindachessa con tanto di fascia tricolore, che si è precipitata tutta sorridente verso il raffinato barzellettiere, per stringergli la mano e congratularsi con lui.
Questa sconcertante scena è stata trasmessa dal telegiornale de “La7″: tutti gli altri tiggi l’hanno censurata.
Chissà, invece, cosa può aver pensato in questa circostanza monsignor Fisichella? Quale può essere «il contesto»?
Una bettola di qualche angiporto, oppure un postribolo?
Scelga lui, visto che conosce da vicino il
cattolicissimo Capo del Governo italiano.
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