Le conversioni, tanto più quando sono “celebri”, rappresentano una occasione ghiotta per la Chiesa. Il vip preferito dalla casalinga e dal pensionato, quello che da anni fornisce ricette intervallate dalla pubblicità, ben si presta a diffondere la fede, oltre agli spunti per esagerare con le calorie quotidiane.
Stavolta è toccato a Daniela Rosati, conduttrice TV di programmi di spessore come Tuttobenessere, il primo programma che, come recita il sito “si occupa insieme di psicosomatica e guarigione spirituale”. Da qualche settimana infatti la Rosati appare in TV per portare la sua testimonianza di conversione all’ordine delle suore brigidine.
Il racconto della conversione segue uno sviluppo paradigmatico, si tratta cioè di un plot di redenzione, segnato chiaramente da una “chiamata spirituale” condita di effetti sopra-naturali: «la voce di qualcuno che ci parla, un cono di luce che ci avvolge, l’inspiegabilità di alcuni eventi, l’illuminazione rispetto ai propri obiettivi esistenziali». Rosati è stata preceduta da molti nomi celebri tra cui Paolo Brosio e Gigi Sabani, tutti più o meno folgorati (è davvero il caso di dirlo) sulla via di Damasco.
Le esperienze di queste conversioni possiedono importanti punti di contatto:
Il primo è quello che Marco Marzano definisce «reincanto del mondo», ovvero la ricostruzione di fatti ed esperienze che ammettono la permeabilità tra terreno e ultraterreno. La visione della Madonna in una grotta, una voce che ci spiega cosa fare, l’assenza di dolore pur nel trauma, nella caduta. Il mondo ricostruito dai convertiti è cioè pieno di segni e simboli che parlano d’altro, di elementi del quotidiano che all’improvviso manifestano il loro collegamento diretto con l’aldilà.
La manifestazione del soprannaturale può essere anche istituzionalizzata come nel caso della devozione ai sei veggenti di Medjugorie che dal 1981 ricevono costantemente visite della Madonna in persona che gli consegna messaggi per l’umanità, svela segreti e fornisce consigli per percorrere la retta via.
Il secondo elemento è il ricorso disinvolto al concetto di “miracolo”, la stessa Rosati ha dichiarato di essere stata testimone di miracoli «centinaia di volte». Poco importa in cosa consistano questi sedicenti miracoli, mentre molto importa la loro capacità di evocazione e trascinamento, suggestione e diffusione endemica tra chi è predisposto ad essere infettato: tipicamente gli ultimi, i sofferenti, gli ignoranti; chiunque non abbia – per proseguire con la metafora dell’infezione – sviluppato gli anticorpi della conoscenza, della consapevolezza e dello spirito critico.
Il terzo elemento, di certo il più interessante, è che la conversione costituisce un’opportunità impagabile di ricostituire come unitaria una biografia frammentata. La soluzione proposta dalla religione è immediata (e non è poco): nella fattispecie la Rosati, reduce di due matrimoni civili e una lunga fase di buddismo tibetano, guarda il caso – durante la sua conversione fulminea - sente una voce che la esorta alla castità assoluta, fino al vero amore e al matrimonio in chiesa.
La conversione cattolica è funzionale, esaltando le sofferenze della croce descrive il dolore come qualcosa da accogliere e accettare e indica surrettiziamente quale sia la strada per la salvezza.
Chinare la testa e dire si(s)Signore.
Virginia Romano
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ma quante conversioni!!!